La finestra nella storia dell'arte - 1p
Pur difficile e in qualche misura aleatoria, in assenza di notizie certe o accertabili, la nostra ricostruzione della storia della finestra - dalle prime lastre dei romani all'autoritratto di Gerlachus, maestro vetraio al servizio dei costruttori delle cattedrali gotiche - diventa uno spunto per un viaggio lungo i secoli, alla ricerca del ruolo della finestra stessa nell'arte.
Le prime immagini che ci vengono alla mente sono i celebri e bellissimi dipinti di Vermeer, in particolare 'La lattaia' (1658-60), dove la finestra non si apre su un esterno ma serve a far entrare una luce radente e soffusa in un interno domestico e borghese, fortemente introspettivo e dall'accento psicologico; normalmente è posizionata sulla sinistra della composizione e in scorcio, secondo uno schema fortunato che il pittore olandese ripeterà più volte: si vedano il 'Soldato con ragazza sorridente' (1958), la 'Lezione di musica' (1662-65), la 'Giovane donna con una brocca d'acqua' (1664-65), e anche l''Astronomo' (1668). Può essere ricercato un antecedente importante in alcune opere del Caravaggio, come 'La vocazione di San Matteo' (1599-1600), dove a dominare la scena è un forte chiaroscuro.
Nella 'Donna che legge una lettera davanti una finestra' (1657) dello stesso Vermeer essa invece assume un ruolo più metaforico, apparendo come una finestra aperta nel futuro; mentre in Peter de Hooch, che nel 1664 si cimenta nel medesimo soggetto, la finestra torna a essere una fonte di illuminazione, pur aperta su un paesaggio di alberi e campanili.
Nel XVII secolo, l'epoca dei fasti barocchi, molti loro conterranei - e non, come lo spagnolo Murillo - utilizzarono trucchi simili; tuttavia non ve n'è traccia nel più grande di loro, Rembrandt, che era spiritualmente più incline alle tenebre e all'oscurità (nei suoi quadri l'unica luce è quella fioca di una candela).
Era d'altronde lo schema che aveva già utilizzato Van Eyck due secoli prima nel ritratto dei 'Coniugi Arnolfini' (1434), oggi alla National Gallery di Londra, dove la finestra è ripetuta - con un'illusione ottica che anticipa i tempi - anche nel riflesso dello specchio ricurvo posto al centro della parete di fondo; la parte superiore dell'apertura è costruita con i cosiddetti “occhi di bue”, ovvero le parti centrali di dischi di vetro ottenuti spianando bolle di vetro soffiato. Ma qui è quasi uno status symbol, in un quadro denso di simbolismi e di rimandi.
Fu infatti nelle Fiandre, già nel Quattrocento, che si impose una grande attenzione ai dettagli, anche i più minuti o sofisticati, e al paesaggio naturale; queste tematiche costituirono una grande novità per gli italiani, più interessati alla costruzione di figure statuarie, classiche e monumentali, inseriti in uno spazio reale e intellegibile. Tra gli esempi nostri ci sono alcune opere della scuola veneta, l'area dove i fiamminghi furono introdotti da Antonello da Messina e dal Dürer: ad esempio, i favolosi interni del Carpaccio ('Il sogno di Sant'Orsola', 1495) e di Lorenzo Lotto ('L'annunciazione', 1527), oltre a Melozzo e Lorenzo di Credi.
Si può dire, infatti, che nel Rinascimento le finestre venivano inserite in complessi e scenografici fondali urbani, come in Masaccio o Mantegna, oppure erano un elemento utile alla costruzione di un ambiente rigorosamente prospettico (si veda il 'Cenacolo' vinciano, 1495-98). Più raramente, erano un pretesto per portare la bellezza scenografica del mondo esterno e la perfezione armonica del creato all'interno dello spazio privato, intimo e introverso (Antonello, 'S.Girolamo nel suo studio', 1474; Tizano, 'La Venere di Urbino', 1538).
Solo più tardi esse diventeranno una vera e propria metafora, ovvero la 'soglia' tra il dentro e il fuori, tra il micromondo e il macromondo, tra il calore e la sicurezza degli affetti familiari e l'infinito spazio sconosciuto, aperto alle avventure e ai desideri, ma anche al rischio e al pericolo. La scelta, ci insegnano gli artisti, è da sempre quella tra il cortile e la strada.
Arch. Giovanni Battista Menzani
Arch. Giovanni Battista Menzani